martedì 2 aprile 2013

Bioshock Infinite: la recensione





5 anni fa ci fece sprofondare negli abissi di Rapture, quest’anno il maestro Levine ci spara in aria con un razzo per ammirare la sua ultima creazione: la città volante di Columbia.

Un investigatore tra le nuvole
Con la classica visuale in prima persona da shooter, questa volta impersoneremo il signor DeWitt, ex agente dell’agenzia Pinkerton, costretto a sequestrare una ragazza per annullare i suoi debiti. La sua missione non sarà facile in quanto l’obiettivo, di nome Elizabeth, è rinchiusa in una torre speciale nella città galleggiante di Columbia dove è costretta contro la sua volontà. Il nostro investigatore scoprirà ben presto che la ragazza ha una connessione profonda con la città e non gli sarà facile portarla a terra per saldare il suo debito.



I tre protagonisti
Corre l’anno 1912 quando Dewitt raggiunge Columbia tra le nuvole. Essenzialmente è una delle protagoniste del gioco. Il colpo d’occhio appena la si raggiunge è notevole, non tanto dal punto di vista tecnico, ma dal lato artistico. Personalmente ho provato lo stesso stupore di 5 anni fa quando ci veniva presentata Rapture in fondo al mare. Una volta atterrati però la sensazione è diametralmente opposta. Mentre Rapture era molto cupa e in rovina, a Columbia si respira subito aria di festa e le sfumature di colore della città sono molto accese e vivaci. Dimentichiamoci i blu di Rapture per passare all’ocra della città volante. Proseguendo nel gioco ci accorgeremo, come nei precedenti capitoli, che l’aria da festa è solo una facciata che nasconde il marcio di una società troppo narcisista e razzista. Passeremo da fastosi monumenti a baraccopoli dove si agita il Vox Populi pronto alla rivoluzione.
Gli altri 2 protagonisti sono DeWitt e la bella Elizabeth. Mentre il primo è molto concreto e risoluto, la ragazza, costretta in prigionia per tutta la sua vita, interpreterà il ruolo della sognatrice e della moralista. Nella maggior parte del gioco ci seguirà e svolgerà un ruolo di supporto, infatti ci procurerà soldi, sali e munizioni.



Vigor o Plasmidi?
Se prima di giocare ad Infinite avete provato un altro Bioshock, beh… vi sentirete fin troppo a vostro agio. Purtroppo il gameplay è rimasto quasi invariato dal secondo capitolo. Mano destra per le armi, mano sinistra per i “poteri”. In questo capitolo vengono chiamati “Vigor” ma sono essenzialmente i Plasmidi degli altri Bioshock. Le abilità sono state variate ma non si discostano poi molto e molte di queste non le userete praticamente mai. Buona varietà delle armi con possibilità di modifica delle caratteristiche e durante il gioco, inoltre raccoglierete degli equipaggiamenti che vi daranno dei bonus speciali. Tutto di già visto però…


Ma la grafica?
Se dal punto di vista artistico siamo su eccellenti livelli (difficilmente avrete visto in un videogioco una città così bella come Columbia) non si può dire altrettanto dell’aspetto puramente tecnico. La baia, dove finirete dopo le prime ore di gioco, ne è un esempio appropriato. Se da una parte il richiamo alla pittura metafisica di De Chirico vi porterà ad soffermarvi ad ammirare i malinconici carrozzoni sulla spiaggia, appena vi avvicinerete capirete di cosa parlo. Ombre molto sgranate se non enesistenti, particellare nullo e texture non sempre all’altezza. Già il primo Bioshock venne criticato per lo stesso motivo, uscire nel 2013 con una grafica da 2008 è una scelta coraggiosa. Che la colpa sia delle console (ormai arretrate) su cui Bioshock viene costretto a girare? Sinceramente no, in quanto vediamo che Crysis 3 su una Playstation è ancora bello da vedere.



Stupida IA
Il gioco a livello normale è una passeggiata. Non tanto per il level design ne per i poteri che possiamo usare, ma per la IA disastrosa. I nemici sembrano pupazzetti che non aspettavano altro che un investigatore venuto da terra sparasse loro in testa. Le forze armate di Columbia non cercheranno mai un riparo, anzi spesso e volentieri saranno loro a venirvi incontro. Nella città volante, per spostarsi si userà una specie di “rotaia” alla quale ci si può appendere: la Skyline. Spesso e volentieri la città ne sarà piena e potrete attaccare i nemici da quest’ultima. Molto carina l’idea se non facesse abbassare ulteriormente il livello di difficoltà in quanto potrete scappare da un punto caldo immediatamente. Aggiungete a tutto questo l’abilità in vostro possesso, fin dall’inizio, di prendere il controllo di quasi tutti i soldati e le macchine da guerriglia e vi ritroverete in un gioco dove non morirete praticamente mai.



Conclusione
Bisognerebbe valutare l’ultima fatica di Levine con due valutazioni diverse. Se il lato artistico, la trama e uno dei finali degli ultimi 20 anni di storia videoludica lo innalzerebbero nell’olimpo dei videogiochi più belli di sempre bisogna fare conto delle magagne fin troppo evidenti. L’IA unita al comparto tecnico vecchi di 5-6 anni e un senso di déjà vu costante fanno storcere il naso non poco. L’acquisto è sicuramente consigliato ma se cercate un gameplay solido e impegnativo dovrete rivolgervi ad altro. Se riuscirete a passare su quest’ultimi probabilmente lo riconoscerete come gioco dell’anno (aspettando GTA V).

Voto: 9/10